Il convento di Monticiano

A Monticiano esisteva un convento di frati agostiniani eremiti quando vi giunse il Beato Antonio.
Il convento, che ancora sussiste, è una massiccia costruzione del XIII secolo, alla quale fu poi aggiunta la chiesa. Si ritiene che ne fosse stata iniziata la costruzione verso il 1200, e durò certamente per molti anni, data la sua vastità.
Il popolo aiutò, con l’opera e col materiale, nella costruzione del convento e della chiesa.
Il 1229 c’erano otto frati; nel 1347 ce n’erano sedici e forse tale numero fu di poco superato anche in seguito. Tutti i beni di cui il convento disponeva erano stati comperati o ereditati.
In esso vi furono scuole e corsi di studio da ui uscirono dotti teologi. Fu anche centro d’importanti raduni, nel 1291, Ranieri, vescovo di Volterra, consacrò il convento ed il cimitero dei frati.

Nei secoli seguenti la storia del convento si associa a quella del paese con varie vicende, finchè nel 1782, per l’avvenuta soppressione delle corporazioni religiose, i frati lasciarono definitivamente il convento.
Questo si trovava a circa trecento metri dalla cinta delle mura castellane, in luogo isolato sopra un piccolo altipiano. Il terreno, dalle mura del Castello al convento, era tutto coltivato ad orti e campicelli, ed una parte, davanti alla chiesa, era incolta e libera per la popolazione che lo chiamava “il Sodo”, nome che ancora conserva. Fuori della Porta maggiore, dopo l’abbattimento delle mura, furono costruite delle case che presero il nome di “Borgo”, cosi anche ora chiamato.
I monaci disponevano anche di un ampio chiostro (“i Chiostri”) quadrato, coperto lateralmente da un’ampia tettoia sostenuta da solidi pilastri di mattoni, e libero nel mezzo. Tale chiostro è ancora ben conservato.
Il Beato Antonio, venuto a Monticiano, vi trascorse interamente il resto della sua vita. Umile e devoto, passava i giorni e le notti in ferventi preghiere ed associava alla vita contemplativa, e ai doveri religiosi, le opere buone.
Non lasciava mai sfuggirsi l’occasione di convertire gli increduli e di riprendere fraternamente i peccatori, di comporre dissensi e di soccorrere i bisognosi di aiuti materiali e morali. Chi a Lui ricorreva si sentiva, dopo, migliore, e non si esce dal vero affermando che, per opera sua, e soprattutto per il suo esempio, il popolo
migliorò nei costumi, si rafforzò nella fede, si fece più civile, più mite, più cristianamente socievole, più attivo nelle opere di carità, di assistenza, di vicendevole e fraterna bontà e di civile educazione.
Se a ciò si aggiungano le grazie che, per sua intercessione, ancor vivente, i fedeli ricevevano, facilmente si potrà spiegare la predilezione che il popolo ebbe per il giovane frate, il quale nonostante la sua origine senese, finì per essere considerato come un figlio di questa nostra terra e chiamato, perciò il Beato Antonio di Monticiano.