Sepolte
le spoglie mortali del Beato, non cessò nei confratellí e nei
paesani il ricordo delle sue angeliche virtù; e ben fondata era tale
fede perchè, dopo breve tempo, furono veduti fiorire dei candidi
gigli sulla sua tomba anche nella stagione più cruda.
I frati,
presi da meraviglia per quel prodigio, procedettero a scavare la
terra della sepoltura e trovarono il corpo del Beato ancora intatto
con un giglio che usciva dalla bocca.
Fu allora deciso di
trasferire il corpo del campo santo nella chiesa e fu posto in
un’umile urna, collocata in un altare appositamente costruito nel
luogo in cui trovasi ora l’altare del Crocifisso.
Poichè la
devozione verso il Beato si faceva sempre più grande, fu costituita
nel 1313 la
“Compagnia del Santissimo Sacramento del Beato
Antonio” che ha in custodia il corpo del Beato e la chiesa, ne
celebra le feste e ne promuove la devozione.
Nel 1616,
riconosciuta poco adatta la precedente collocazione del corpo, fu
costruito un altro altare della parte opposta, dov’è ora la Madonna
del Buon Consiglio e lì fu collocata l’urna con la seguente
iscrizione:
Hic jacet corpus Beati Antonii de Patritiis
ordine
Eremitarum S. Augusini.
L’altare
fu fornito di un grande quadro, ancora ben conservato, del
pittoresenese Rutilio Manetti, rappresentante il transito del
Beato.
Il 16 gennaio 1695, a richiesta del cardinale F. M. de’
Medici, che lo volle come reliquia, fu tagliato, da apposita
commissione, il dito indice del piede destro.
Nella difficile
operazione fu veduto commuoversi tutto il corpo del Beato, con grande
stupore e spavento dei circostanti.
L’urna contenente la salma
del Beato era ridotta, dopo quattro secoli, inconidizioni poco
decorose; perciò il marchese Filippo Patrizi, anche per l’intervento
del Sacerdote D. Ignazio Moggi, ne fece, con larga generosità,
costruire una a Roma nel 1700.
E’ costituita da cornici dorate
con intagli finissimi, è difesa da cristalli alle pareti ed è
listata di specchi a diamante. Nell’interno trovasi un prezioso
trapunto e un guanciale di velluto rosso, di seta, con trine d’oro
nel contorno.
Essa fu portata a spalla da Siena a Monticiano, 18
marzo 1700, ed il 15 aprile vi fu deposto il corpo del Beato,
rivestito con abito di seta e coronato con una ghirlanda di pietre
finissime intarsiate. Gli furono messe tra le mani tre rosette di
effetto magnifico e il giglio che posa sul petto
Il vecchio
altare male si adattava alla bellezza della nuova urna, le perciò i
fratelli Galgano e Giovanni Vannuccini, spinti da lodevolissimo
pensiero, fecero rimettere a nuovo l’altare maggiore con apposita
arca di sopra per collocarvi l’urna. Il 28 aprile 1708, con grande
pompa e grandi feste, vi fu posto il corpo del Beato.
A
ricordare lo storico awenimento fu posta, a piè dellaltare, la
seguente iscrizone:
“Intactum per tot. saecula B. Antonii
Patritii, Populi, huius, Patrocinium, ac decus ex dicata, quondam,
illi, ara ad hanc Galganus e Joannis Vannuccini piis impensis in
nobiliorem formam restitutum Patroni sui, devota societas
trasferendum curavit. A.D. MDCCVII”
Nel 1946, a cura della
Compagnia, e per iniziativa del solerte arciprete ‘Carlo Rossi,
furono sostituiti i due sportelli di legno, che chiudevano l’arca,
con un’artistica inferriata di ferro battuto che si alza e si abbassa
con apposito meccanismo.
Tra l’inferriata e la cassa scorre un
bel velario di damasco rosso. L’altare, poi, è stato rimesso, in
parte, nel severo stile della chiesa, togliendo la barocca fodera di
gesso, che ne copriva la faccia anteriore, e rimettendo alla luce le
sei leggiadre colonnette di travertino che ne sorreggono il
piano.
Anche i gradini dei candelieri sono stati liberati dal
vecchio intonaco e rivestiti di marmi senesi di bell’effetto. Il
tabernacolo, interamente rinnovato e, anch’esso, di travertino
finissimo e di artistica fattura su disegno dell’architetto Bellini.
Lo sportello che lo chiude è d’argento lavorato a sbalzo: su di esso
è rappresentato il B. Antonio in atto di adorazione del SS.
Sacramento.
Nel 1995 fu sostituita l’urna, con un’opera dell’artigiano Marco Ferrini in collaborazione con il palestinese Nazmi Fawzi Al Far; l’arca, poggiante in una solida base in noce ed in castagno, sorretta da due robusti piedi rotondeggianti scanalati e sormontata da una struttura in legno di ciliegio con cristalli a prova di sfondamento, 17 giugno 1995 fu trasportata a Monticiano e compattata in loco; è inoltre prowista di incisioni a testimoniare l’occasione in cui fu realizzata l’opera ed il nome del costruttore.