I
tempi nei quali visse il B. Antonio erano tempi terribili: guerre e
lotte fra Comuni, tra Chiesa e Impero, tra castello e castello. Nei
grandi centri, ed anche nei piccoli, alle guerre esterne si
aggiungevano le lotte tra i partiti: lotte sanguinose seguite da
lutti, da miserie materiali e morali, da esilii, da assassinii e da
tradimenti.
Pericolosa era la vita nelle città come nelle
campagne: in questa awenivano, spesso, scorrerìe di bande di
predoni, che incendiavano paesi e castelli lasciando sul loro
passaggio miserie, lacrime e carestie, seguite spesso da
pestilenze.
In contrapposizione a tante persone malvage, ve ne
erano molte miti e buone le quali, pervase della carità di Cristo e
dei divini insegnamenti del Vangelo, si ritiravano a vita solitaria
di preghiera e di lavoro. Ritirarsi dalla società corrotta e crudele
per pregare ed operare affinchè gli uomini si riconoscessero figli
dello stesso Dio-Uomo, vissuto e morto per loro: questo fu l’ideale
di tanti eroi della fede.
Perciò non vi fu luogo, che offrisse
possibilità di pace di scampo dai pericoli materiali o morali, in
cui non sorgesse una costruzione destinata ad accogliere un numero
più o meno grande di “fratelli” votati al sacrificio,
alla preghiera, al lavoro, alle opere di carità.
La nostra
Provincia, terra di santi e di profeti, meravigliosa per la ricchezza
e la varietà del suo territorio, per il suo clima mite, per la
bellezza del suo cielo, ebbe, in ogni sua parte, conventi, abbazie e
santuari.
Molti di essi esistono ancora; di altri non restano
che le rovine o i ricordi.
Così awenne del piccolo convento di
Pietra Rondinaia, o di Camerata, costruito su un piccolo altipiano
che il monte delle Corneta forma sul versante di mezzogiorno,
sovrastante al Rio Sanguigno.
Il convento esisteva già nel 1238
perchè in tale anno la Comunità di Monticiano donò a Frate
Ildebrando, e per lui al romitorio di S. Pietro in Pietra Rondinaia,
due pezzi di terra a condizione che non potessero essere venduti.
Dal
1260 al 1273 ne fu priore Fra Benedetto da Monticiano, e nel 1280 era
priore Fra Bartolommeo. Il convento aveva allora cinque sacerdoti, e
forse quel numero fu di poco superato in seguito. ll convento era
costituito dalla chiesa, dal dormitorio, dal capitolo e dal
refettorio.
Vuole la tradizione, confermata da numerosi
documenti, che in quel luogo solitario, ove l’anima nelle notti
serene e in mezzo ai fremiti della lussureggiante natura si sente
vicina a Dio, vivesse, fino al 1312, il Beato Pietro, detto da
Camerata.
Egli era di origine fiorentina e “dotato di
spirito profetico”, conduceva in quel luogo vita celeste
conversando con Dio e accompagnato dagli Angeli nel canto delle
divine laudi e dell’uffizio. A Lui accorrevano, per consiglio e
conforto, dubbiosi e colpevoli, ammalati e poveri e tutti ne
tornavano consolati. Questo Beato è conosciuto in tutta la Toscana.
Egli finì a Camerata la sua vita terrena e ne rimase ignorato il
sepolcro; ma il suo spirito aleggia tra quelle rovine ed in quei
boschi dove tutto parla della misteriosa vicenda dei secoli e della
caducità delle opere umane, mentre eterne, immutabili restano le
leggi di Dio.
Per le difficoltà delle comunicazioni, per
quelle di provvedersi il necessario e per il fatto che era già
fiorente il convento di Monticiano, i frati si ritirarono in questo.
Il convento ben presto rovinò ed oggi non ne restano che le rovine.
E’ certo, però, che persone devote continuarono a vivere in
quell’eremo dove era rimasta la chiesa. Infatti nel 1613 il Padre G.
B. Siciliano, fece restaurare la chiesa e aggiungere due stanze per
due romiti. Ora anche il piccolo fabbricato è in rovina e non resta
che la chiesetta, la quale porta il nome di S. Pietro in
Vincoli.
Camerata è però rimasta meta di devoti pellegrinaggi,
ed il martedì dopo Pasqua la Compagnia del Beato Antonio, seguita
dal popolo di Monticiano e dei dintorni, vi si reca processionalmente
a celebrare una solenne funzione.