Precisando che si tratta di pie e storiche tradizioni raccolte da persone provette ed oneste, e spesso debitamente documentate, da non pretendere, però, che esse siano ammesse come verità infallibili. Ecco alcuni, tra i più notevoli prodigi:
- Un uomo, ferito mortalmente, invocando il Beato si estrae la spada dal petto e resta in vita, per quanto i medici ne avessero data sicura la morte.
- Un soldato bolognese, devoto del Beato, viene condannato a morte. Egli invoca il suo Protettore e riesce ad uscire dal carcere e a mettersi in salvo.
- Bagliuccia, da più anni inferma, invoca il Beato mentre sente suonare a festa le campane, e si sente in breve risanata.
- Frate Angelo, afflitto da lunga infermità, invoca fervidamente il Beato e supera la malattia. Grato di tanto beneficio, compose il classico Inno che viene cantato quando si scopre il venerabile corpo.
- Un certo Papi da Monticiano, smarritosi nei boschi per una grande nevicata e cadutoin un burrone, ne esce incolume dopo l’invocazione del Beato, e ritrova la via.
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Il
13 aprile 1749 i fratelli della Compagnia trasportarono a Siena il
corpo del Beato, per essere, com’era consuetudine, venerato nel
Duomo nella domenica in Albis. Partiti sotto una pioggia a dirotto e
continua, portarono a Siena le preziose spoglie senza bagnarsi. I
fiumi Merse e Feccia, in gran piena e senza ponti, furono
felicemente attraversate.
E in quella occasione in moltissimi furono risanati da malattie, i sordi ed i ciechi ebbero guarite le loro infermità. - Due contadini delle Sodole (Luriano), ne 1769, ebbero guarito un loro figlioletto rachitico, grazie alle fervide preghiere rivolte al Beato.
- Un certo Matteo Bartali, percosso alla testa da un secchione pieno di calce, che porgeva al pittore Andrea Aggravi, che lavorava nel Coro, stramazzò al suolo, ma, invocato il nome del Beato si rialzò subito.
L’enumerazione
dei fatti prodigiosi, attribuiti alla intercessione del Beato,
potrebbe continuare a lungo, ma è sufficiente osservare le centinaia
di ex-voto che ne adornano l’altare e le pareti vicine, i quadreti
che ricordano pericoli mortali felicemente scampati, le migliaia di
oggetti preziosi offerti “per grazia ricevuta”, per
rimanere meravigliati della sicura fiducia avuta, in ogni tempo,
nella intercessione del Beato Antonio dal popolo di Monticiano e di
altri centri.
Sono voti di ammalati risanati, di persone uscite
o tornate salve da pericolose imprese, dimpenitenti convertiti; sono
offerte di operai rimasti illesi in gravi infortuni sul lavoro, di
giovani guariti da malattie gravi, di vedove e di orfani consolati
nei loro dolori, di poveri che ebbero rnisteriosi soccorsi. Sono,
insomma, innumerevoli ricordi di devozione e di gratitudine offerti
ad un angelico Intercessore nel succedersi dei secoli.
Fervida è
la venerazione che il popolo di Monticiano ha per il suo Protettore,
venerazione che non viene meno nonostante la evoluzione delle
abitudini e delle idee. E’ convinzione tradizionale che il nostro
paese sia rimasto immune da contagi che hanno altrove mietuto tante
esistenze, e, se colpito, furono molto attenuati gli effetti delle
grandi calamità. Cosicchè si può ritenere per vero quello che, nel
1740, affermava il novantenne Antonio Costantini, tanto devoto del
Beato, che cioè:
– nessuno della nostra terra vada mendicando
se vive cristianamente;
– le nostre campagne e il paese
siano protetti dai flagelli;
– nessuno di questa terra
commetta colpe infamanti.