Il
Beato Antonio nacque a Siena il 17 gennaio 1280, giorno di S.
Antonio, da Pietro e Ginevra della nobilissima famiglia Patrizi,
originaria di Roma, di cui un ramo si era stabilito in Siena. Essa
aveva vasti possedimenti nel territorio della Repubblica, fra le
quali il Marchesato di Paganico. Quella illustre famiglia ha dato
alla Chiesa, ed alle pubbliche amministrazioni, uomini insigni per
santità di vita e nobilità di opere, e tra questi si annovera il
nostro Beato.
Narrano i cronisti che la madre, durante il corso
della gravidanza, fu sempre pervasa da grande letizia, eche il primo
vagito del neonato fu un’invocazione del nome di Maria, come presagio
della inalterabile devozione che il Beato ebbe, per tutto il corso
della sua vista, verso la grande Madre del Redentore.
Fino dai
primi anni manifestò, insieme con la più umile e devota obbiedienza
ai genitori, i primi e vivi sentimenti di cristiana pietà verso i
poveri, la profonda devozione alla Madonna, il fervore per la
preghiera e l’astinenza, la serietà e la santità della
vita.
Affidato, a sette anni, ai Padri Domenicani, feve negli
studi progressi tanto notevoli da far ritenere che Egli avesso
“infusa
la scienza divina ed umana“.
Fervente osservatore dei doveri religiosi, si distingueva fra i
coetanei per la serietà del contegno, per la soave eloquenza della
parola, per la purezza dei costumi, per l’aborrimento delle cose
modane, per le mortificazioni a cui si sottoponeva, per la sua
completa dedizione alle opere di carità.
A dodici anni si
consacrò a Dio ed alla Regina degli Angeli conv oto di perpetua
verginità, d’indefessa carità verso i poveri ed aspra penitenza.
Infatti, due volte per notte, si alzava a pregare ed a laerare il suo
corpo con discipline e tomenti. Aborriva, fino da quell’età, i più
piccoli ed innocenti piaceri al segno di non cibarsi che di vivande
ordinarie; e qualora gliene venisse presentata qualcuna più
delicata, Egli se ne privava e ne faceva dono ai poveri, specialmente
infermi.
La carità verso i miseri, era nell’animo di Antonio,
così grande che, incontrandosi un giorno in un povero, privo di
vesti, nella stagione più cruda, lo rivestì dei propri abiti non
curando di rimanere Egli esposto ai rigori dell’inverno. Tornato a
casa in quelle condizioni, fu dalla madre aspramente rimproverato,
sia per il pericolo corso a causa del freddo, sia per “la
vergogna che supponevasi ridondare nella famiglia recandosi a casa
primo di vesti“.
Ma
lo spirito di carità era così elevatoin Antonio che, poco dopo,
tornando alla scuola, s’incontrò in un altro povero al quale fece di
nuovo dono delle sue vesti. Per timori di nuovi e aspri rimproveri,
entrò nella chiesa di S. Domenico per “adorare il Sacramento
Signore e venerare l’immagine di Maria Vergine” affinchè lo
ispirassero su quello che avrebbe dovuto fare. Mentre fervidamente
pregava, udì una voce che gli disse:
– Basta,
o Antonio, le tue preci sono esaudite: seguita pure ad essere mio
devoto che io sarò sempre teco. –
Rimasto
affascinato da tali parole, ringraziava commosso la Vergine, quando
si sentì rivolgere questo invito:
– Và
allo Spedale e lì troverai chi ti sarà direttore e compagno.
–
Senza più pensare alla scuola, Antonio uscì dalla chiesa e
per fare ritorno a casa; ma fatti pochi passi, trovò uno sconosciuto
il quale, rendendogli i panni, così disse:
– Seguita
come hai cominciato e ne sarai premiato quandro avrai sopportato
stenti e fatiche. –
Così
cosolato, Egli tornò a casa, ed essendo la vigilia di Natale,
trascorse tutta la notte nella meditazione del celeste Mistero, come
se sentisse nell’anima le soavi melodie che cantavano gloria al
Signore.
Fattosi giorno, e fornitosi di cibi da portare agli
infermi, si avviò allo Spedale di Santa Maria della Scala.
Sull’ingresso trovò un giovane che cortesemente lo accolse
dicendogli:
– Ben
sei venuto, Antonio; questo non è il tuo luogo: a Lecceto devi
andare dove io stesso ti accompagnerò –
Quel
giovane era Pietro de Piccolomini, il quale, seguace della carità
del B. Sorore, iniziatore dello Spedale, aveva stabilita la sua
abitazione nell’ospedale stesso per essere più pronto ad ogni
servizio a sollievo degli infermi.